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Il Ghetto, l’Isola Tiberina e Trastevere

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  • Passeggiate a Roma
  • Auricolari Consigliati
  • Durata: 3h
  • Visita Individuale
  • Visita per Gruppi

Descrizione

Questo itinerario, che si sviluppa su ambo i lati del fiume Tevere, ci farà scoprire scorci suggestivi in aree della città da sempre caratterizzate da una presenza popolare, che le rende ancora oggi così vive e reali agli occhi curiosi dei visitatori. Queste zone sono state, a seconda dei periodi storici, legate anche alla presenza della comunità ebraica di Roma la più antica d’Europa.

Il Ghetto

La presenza della comunità ebraica, tutt’ ora presente, è immediatamente intuibile grazie alle varie attività di vendita di prodotti alimentari e di ristorazione presenti nel Ghetto, famose per le pietanze della cucina tradizionale giudaico romanesca e meta frequente dei romani e dei turisti .
Quando si visita il Ghetto, si include in realtà un’area più ampia rispetto a quello vero e proprio. Infatti inizieremo il tour dalla zona “nobile” del Rione Sant’Angelo, caratterizzata da imponenti residenze di famiglie romane come i palazzi dell’ isola Mattei, di fronte al piu antico dei quali la preziosa Fontana delle Tartarughe fa mostra di sé come un inaspettato gioiello.
Poi da Piazza di Campitelli, anch’essa sede di maestosi palazzi aristocratici e della seicentesca chiesa di Santa Maria in Portico in Campitelli, ci addentreremo attraverso vie molto strette nel tessuto urbanistico con ancora una forte impronta medievale, come testimoniano ad esempio i resti di un bellissimo portico incastonato in un edificio più recente, in via della Tribuna di Campitelli. Arrivaremo infine, attraverso uno stretto passaggio, a sfiorare le colonne superstiti dell’ingresso del Portico di Ottavia, area porticata monumentale dedicata da Augusto alla sorella.
Del complesso monumentale resta ben visibile parte del vestibolo meridionale d’ingresso, in parte inglobato nella facciata della chiesa di Sant’Angelo in Pescheria. Questo nome ci ricorda che nel Medioevo i resti monumentali della Porticus, di cui resta anche parte del colonnato verso il Teatro di Marcello, ospitavano il forum piscium, il mercato del pesce che era parte di un quartiere popolatissimo le cui fitte costruzioni arrivavano ad occupare tutta l’area, fino alla vicina riva sinistra del Tevere.
Le vicende di questa zona cambiarono completamente quando papa Paolo IV nel 1555 decise di relegare qui, in un’area chiusa, la comunità ebraica di Roma a causa dell’ accusa di deicidio proclamata in una bolla il cui incipit dichiarava assurdo che cattolici ed ebrei vivessero insieme nella stessa città! L’area circoscritta da muri, con 5 passaggi chiusi al calar del sole, divenne nel tempo sempre più malsana anche a causa delle ripetute alluvioni.
Ma del Ghetto vero e proprio pochi edifici restano in piedi, il grosso fu raso al suolo dopo che Roma divenne la capitale del Regno d’Italia nel 1870 e furono costruiti 3 nuovi isolati per le abitazioni e la nuova sinagoga, il Tempio Maggiore.
La piazza antistante il Portico d’Ottavia, Piazza 16 ottobre 1943, ci ricorda nel nome un altro capitolo terribile della nostra storia: l’inaccettabile azione di rastrellamento che strappo’ dalla città larga parte della popolazione di questa comunità deportati verso i campi di sterminio nazisti.

L’Isola Tiberina

Passando attraverso L’isola Tiberina per raggiungere sul lato opposto il Rione Trastevere, esamineremo la storia dell’isola, nella quale la presenza antica è ancora testimoniata dai Ponti Fabricio e Cestio e da parte della decorazione originale di epoca romana che la faceva assomigliare ad una nave, grazie alla sua forma stessa.
La costante tradizione “sanitaria” del luogo, collegata a vicende leggendarie del III sec. a. C si tradusse nella presenza del Tempio di Esculapio, sostituito in seguito dalla Basilica di San Bartolomeo Apostolo. Sono ancora oggi presenti e attivi l’Ospedale Fatebenefratelli che occupa circa metà dell’isola e l’Ospedale Israelitico.

Trastevere

Raggiungiamo finalmente Trastevere il cui nome deriva dall’antica denominazione Trans Tiberim della XIV Regio augustea, l’ampia regione che si estendeva lungo la riva destra del Tevere e ai piedi del colle Gianicolo, dal Vaticano fino al primo miglio della Via Portuense.
La presenza delle attività portuali e commerciali sul fiume portò a stabilirsi qui molti lavoratori e artigiani soprattutto di origine straniera, spesso immigrati orientali, come ad esempio la prima comunità ebraica di Roma, affaccendati nelle attività di approvviggionamento della metropoli imperiale.
L’importanza del Tevere come via di commercio durante tutta la storia di questa città, non è più leggibile da quando la costruzione dei grandi muraglioni ha distrutto tutte le tracce delle attività precedenti, soprattutto il Porto di Ripa Grande.
Inizieremo da Piazza in Piscinula, toponimo legato all’antica presenza di impianti termali, dove il quattrocentesco isolato delle Case Mattei, ci ricorda la presenza anche su questa riva della famiglia omonima i cui esponenti già nel XIII secolo avevano importanti incarichi cittadini.
Gli edifici, passati di proprietario in proprietario, pur mantenendo un aspetto “antico” risultano rimaneggiati più volte, fino agli inizi del XX secolo.
Sul lato opposto il campanile di San Benedetto in Piscinula attirerà la nostra attenzione: si tratta del campanile romanico più piccolo di Roma! La chiesa fu fondata nel VI secolo sui resti della domus degli Anicii, famiglia a cui apparteneva anche San Benedetto, che secondo la tradizione fu ospite qui durante il suo soggiorno romano.
Ci dirigeremo poi in Vicolo dell’Atleta che prende il nome da un’importante statua romana di marmo (copia dell’originale bronzeo di Lisippo) qui ritrovata alla metà dell’ 800, che ritrae un giovane atleta nell’atto di detergersi il corpo con uno strigile, l’ Apoxiòmenos, importante capolavoro dei Musei Vaticani. Qui ci fermeremo davanti ad una casa medievale, probabilmente la più antica sede della Sinagoga di Roma, come la tradizione ed una iscrizione ebraica su una colonna del loggiato suggeriscono.
Perfettamente addentrati nel quartiere popolare e passando per strette vie, raggiungeremo Piazza Santa Cecilia per una visita dell’omonima basilica: sorta secondo la tradizione sulla casa della martire Cecilia e del marito Valeriano (l’importante area archeologica sotterrana è oggetto del nostro itinerario “Trastevere sotterraneo”), fu ricostruita nel 821 da papa Pasquale I, quando il corpo della santa fu scoperto nelle catacombe di San Callisto e qui traslato. Di questa fase resta il prezioso mosaico absidale. Sotto l’altare notevole interesse desta la statua realizzata da Stefano Maderno che ritrae il corpo di Santa Cecilia così come fu osservato, in eccezionale stato di conservazione, dopo una riesumazione voluta dal cardinal Sfondrati nel 1599.
Tornando sui nostri passi ci incammineremo lungo Via della Lungaretta, sfioreremo Piazza Sidney Sonnino attraversando Viale Trastevere, il grande sventramento stradale realizzato alla fine dell’ Ottocento per raggiungere la Stazione Trastevere e che ha inesorabilmente diviso in 2 il rione.
Lasciato alle nostra sinistra anche il bel campanile romanico della basilica di San Crisogono (l’area archeologica sotterrana è oggetto del nostro itinerario “Trastevere sotterraneo”), proseguiremo sempre su Via della Lungaretta per raggiungere la nostra ultima meta: la famosa basilica di Santa Maria in Trastevere.
Arrivando nell’omonima piazza abbellita da una fontana ottagonale, progetto di Carlo Fontana, ci troveremo di fronte a quella che secondo la tradizione fu la prima chiesa aperta al culto nell’antica Roma e la prima dedicata alla Vergine Maria. La facciata, arricchita da un portico settecentesco in travertino, è caratterizzata dalla bellezza di un mosaico che raffigura la Vergine in trono col Bambino con ai lati figure di donne recanti lampade. Campeggia a destra dell’edificio il maestoso campanile romanico.
L’interno a tre navate, colpisce per la presenza di gigantesche colonne di riutilizzo in granito, differenti tra loro soprattutto nelle basi e nei capitelli, provenienti dalla decorazione delle Terme di Caracalla: l’impianto è relativo al XII secolo su commissione di papa Innocenzo II. Il soffitto a cassettoni di legno dorato è un progetto del Domenichino, mentre il pavimento in opera cosmatesca in realtà non è originale della fase medievale ma un rifacimento ottocentesco del Vespignani.
Nella conca absidale ammireremo il magnifico mosaico del 1140 con Cristo che incorona la Vergine, le rappresentazioni dei Santi Cornelio, Giulio e Calepodio e il papa Innocenzo II con in mano il modello della basilica. Al di sotto, sempre realizzati a mosaico, seguiremo il racconto della vita di Maria, realizzato su commissione del cardinale Bertoldo Stefaneschi dal grande Pietro Cavallini nel 1291. Tra le varie cappelle laterali di notevole pregio è quella a sinistra dell’abside, aggiunta nel 1585 da Martino Longhi, che contiene l’ antica icona della Madonna della Clemenza a cui il committente, il cardinale Marco Sittico Altemps, era particolarmente legato per le sue tristi vicende familiari.


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