ignazio di loyola

Il pellegrino della spiritualità

Íñigo López de Loyola, che in seguito prenderà il nome di Ignazio, nacque in Guascogna nel 1491. Rimasto orfano dei genitori, nel 1506 venne mandato nella città di Arévalo, alla corte del ministro delle finanze del re Fernando il Cattolico, per ricevere un’educazione cavalleresca, poiché sin da piccolo aveva dimostrato di avere destrezza nell’uso delle armi e coraggio da vendere.

Prescelto alla difesa di Pamplona, da prode sostenne l’assedio con un pugno di uomini, ma nel furore della battaglia rimase gravemente ferito. Trasportato in barella alla casa paterna fu costretto a un lungo periodo d’immobilità, tanto che chiese la possibilità di leggere alcuni di quei romanzi cavallereschi che allora erano in voga, ma non avendone alcuno  gli furono dati la vita di Gesù Cristo e un libro di vita di santi. Quindi  più per necessità che per  devozione, Ignazio incominciò a leggerli: i racconti erano così veritieri che lo colpirono fin nell’anima, tanto da aprirgli la mente e il cuore e provocando in lui un esplosione di sentimenti che lo condussero alla conversione.

Non appena ebbe recuperate le forze si recò in pellegrinaggio all’abbazia benedettina di Monserrat e qui, ai piedi di Maria, depose spada e corazza e, donato il ricco vestito cavalleresco ad un povero, si ritirò nella grotta di Manresa, facendo voto di castità perpetua. Fu qui che, vivendo presso il fiume Cardoner, decise di fondare una compagnia di consacrati. Da solo in una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che, successivamente rielaborate, formarono i celebri Esercizi Spirituali.

Fermo nel proposito di voler unicamente servire Dio, visitò la Terra Santa. Di ritorno si stabilì a Barcellona, dove intraprese lo studio del latino, per poi andare a Parigi per completare gli studi teologici e qui unirà a sé i primi compagni, con i quali arriverà a Roma e costituirà “la Compagnia di Gesù”, che sarà riconosciuta ufficialmente nel 1538 da Paolo III Farnese e che fu da subito animata da zelo missionario: i Preti Pellegrini, o Riformati (e che solo in seguito assunsero il nome di Gesuiti) vennero inviati in tutta Europa e poi in Asia e nel resto del mondo, portando ovunque il loro carisma di povertà, carità e obbedienza assoluta alla volontà del Papa.

Non vi è luogo a Roma dove Ignazio non sia stato, tanto che ancor oggi si potrebbe realizzare un pellegrinaggio spirituale sulle orme del Santo. Tutto a Roma ci parla di lui essendo stato il grande protagonista della Riforma Cattolica. Le sue spoglie sono tuttora conservate nell’altare del braccio sinistro del transetto della Chiesa del Gesù di Roma, uno dei monumenti più belli del Barocco romano.
Ma sono le “Storie del Santo”, opera di Andrea Pozzo, affrescate nella chiesa a lui dedicata, che ogni giorno catturano l’attenzione dei pellegrini lasciandoli completamente senza parole.

Infatti al centro della grande volta dipinta, si trova il fondatore della compagnia del Gesù, Sant’Ignazio di Loyola “con una vasta allegoria che ha l’intento di celebrare l’investitura da parte di Dio, attraverso Cristo, del Santo e di tutti i membri della compagnia del Gesù. Così la luce mistica, al centro, investe il protagonista e, quindi, si irradia verso gli altri gesuiti. Da questi, poi, raggiunge i quattro continenti conosciuti al tempo rappresentati a coppie sui lati lunghi dell’affresco.

L’Europa è rappresentata come una regina a cavallo che domina il globo azzurro. In senso orario, poi, l’America è dipinta come una indiana, con un panno a forma di gonnellino e una corona di piume rosse e azzurre. Viene, quindi, l’Africa, di colore scuro e, infine, l’Asia a cavallo di un cammello”.

Ma l’immagine che realmente ci testimonia tutto il suo cammino spirituale e al cospetto della quale, durante il venerdì Santo del 1541, Ignazio e i suoi compagni (Laínez, Salmerón, Broèt, Jay e Codure) fecero la loro prima professione di fede, firmando il foglio su cui era scritta la formula dei voti, la troviamo in un celebre mosaico del XIII secolo, custodito nella cappella del Santissimo Sacramento, presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, che raffigura la Vergine Maria che tiene in braccio Gesù.

Che strana coincidenza! In questa cappella vi è anche custodito il Crocifisso miracoloso di Santa Brigida, di cui vi ho parlato nei giorni scorsi. Due santi, due pellegrini instancabili, che a distanza di secoli, ancora oggi ci testimoniano l’amore incondizionato di Dio.

 

Alessandra Antonucci

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