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La tomba di Torquato Tasso a Roma

Il 25 Aprile 1595 nel convento annesso alla Chiesa di Sant’Onofrio al Gianicolo, a Roma, si spegne Torquato Tasso, dopo una vita travagliata tra Sorrento (luogo di nascita, nel 1544), Napoli (dove compì gli studi), Roma, Venezia, Bergamo, Urbino, Padova, Ferrara, poi di nuovo Sorrento (dove raggiunge la sorella), Urbino, Torino, cercando disperatamente un porto di pace.

Poco dopo il suo ritorno a Ferrara, nel 1579, viene colto da una forte crisi nervosa e rinchiuso come pazzo nell’Ospedale di Sant’Anna. Nel luglio 1586 riesce ad ottenere la liberazione e può partire alla volta della corte mantovana dei Gonzaga. Volendosi allontanare definitivamente dall’ambiente di corte, si trasferisce a Napoli ospite di amici, ma a partire dal 1592 è a Roma protetto dai nipoti del Papa Clemente VIII, Pietro e Cinzio Aldobrandini, che lo ospitano nel loro palazzo.

A Roma termina la stesura del suo secondo poema cavalleresco, La Gerusalemme Conquistata, stampata nel 1593 presso la tipografia di Guglielmo Facciotti. Ma l’irrequietezza che assaliva il suo animo lo porta di nuovo a Napoli, dove rimane dal giugno al novembre 1594, alloggiato al monastero benedettino di San Severino.

Alla fine dell’anno è di nuovo a Roma: stremato dai tormenti interiori e già fisicamente provato, ottiene una pensione dal suo protettore, Papa Clemente VIII. Abbiamo notizia che il 1 aprile del 1595 entra nel monastero di Sant’Onofrio sul Gianicolo, un’area a quel tempo extraurbana in mezzo al verde.

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Nei momenti di sole e quando le forze glielo permettevano, andava a riposare sotto una grande quercia, di cui ora resta solo un tronco secco e corroso, ma che ha ispirato Achille Campanile per un suo racconto umoristico (“Il Tasso del tasso barbasso”).

La sepoltura

Viene sepolto in una semplice tomba nella prima cappella a destra della Chiesa annessa al monastero.

É qui che Giacomo Leopardi trova la tomba del poeta da lui molto amato (tanto da dedicargli un’Operetta Morale “Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare”), di cui sentiva la stessa inquietudine, gli stessi tormenti interiori. Venerdì 15 febbraio 1823 Giacomo Leopardi scrive al fratello Carlo: “fui a visitare il sepolcro del Tasso e ci piansi. Questo è il primo e l’unico piacere che ho provato in Roma. La strada per andarvi è lunga, e non si va a quel luogo se non per vedere questo sepolcro.[…] Molti provano un sentimento d’indignazione vedendo il cenere del Tasso, coperto ed indicato non da altro che da una pietra larga e lunga circa un palmo e mezzo, e posta in un cantoncino d’una chiesuccia. Io non vorrei in nessun modo trovar questo cenere sotto un mausoleo. Tu comprendi la gran folla di affetti che nasce dal considerare il contrasto tra la grandezza del Tasso e l’umiltà della sua sepoltura”.

Una trentina di anni dopo questa testimonianza, in realtà Papa Pio IX affidò al noto scultore Giuseppe De Fabris il compito di costruire una tomba monumentale per il poeta cantore del poema cristiano “Gerusalemme Liberata”: un sepolcro in marmo dalla forte componente canoviana.

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Sempre in onore alla Gerusalemme Liberata, il 15 agosto 1945 Papa Pio XII assegna, con una solenne cerimonia, la Chiesa e il Convento all’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

 

A cura della Prof.ssa Paola Puppo

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