cappella niccolini roma

San Lorenzo: il custode dei “tesori della Chiesa”

Tale fu la devozione del popolo romano verso San Lorenzo, santo amatissimo e compatrono di Roma, tanto che con il passare del tempo in suo onore a Roma vennero erette oltre 30 chiese, ma ahimè oggi ne sopravvivono ben poche, di queste tre sono fondamentali: San Lorenzo in Fonte (luogo della prigionia), San Lorenzo in Panisperna (luogo del martirio) e San Lorenzo al Verano (luogo della sua sepoltura).

Il suo supplizio secondo un’antica “passione”, raccolta da sant’Ambrogio, ispirerà opere d’arte, testi di pietà e detti popolari per secoli. Lo stesso Michelangelo lo rappresenterà nel suo famosissimo Giudizio Universale nella Cappella Sistina.

san lorenzo

Ma vi è un altro luogo simbolo della cristianità dove viene ricordata la vita e il martirio di San Lorenzo, altri non è che: la famosissima “Cappella Niccolina”, affrescata dal Beato Angelico (c.1395-1455) e aiuti (tra cui Benozzo Gozzoli), tra il 1447 e il 1448 circa. Situata nel cuore del Palazzo Apostolico Vaticano, nella parte più antica, precisamente nella torre di Innocenzo III, vicino alle Stanze di Raffaello, era la cappella privata degli appartamenti di Niccolò V (1447-1455), dal quale prende il nome.

Sulle pareti sono stati dipinti alcuni episodi tratti dalle vite dei SS. Stefano e Lorenzo, per sottolineare attraverso le loro doti le serene virtù del Pontefice, con particolare riferimento all’eloquenza e alla carità. Il ciclo narrativo inizia dalla parete a destra dell’altare, verso le camere secrete del papa, e si svolge in due ordini sovrapposti lungo l’intero perimetro dell’ambiente, fino a concludersi sulla parete opposta, verso la camera paramenti superior, dove aveva sede la Guardia dei Lanzi.

Non dobbiamo dimenticare, inoltre, come questo straordinario artista fu anche un abile narratore e grande maestro della luce (chiara e diffusa), tanto che per rappresentare la vita di Stefano si basò sul racconto biblico degli “Atti degli Apostoli”, mentre per la storia di Lorenzo sulla “Legenda Aurea” di Jacopo da Varagine. Gli episodi li pone in parallelo secondo la legge retorica delle corrispondenze, a partire dalle rispettive consacrazioni diaconali, fino alla generosa testimonianza di fede, culminata nel martirio.

roma cappella niccolina palazzo vaticano

A ben guardare la suddivisione in registri ricorda molto l’assetto strutturale dei mosaici della facciata della basilica di Santa Maria Maggiore (di cui ho parlato nel post si seguito ), ma sono molto più dinamici e abbondano di citazioni dall’antico, desunte probabilmente dalla visione diretta dei monumenti romani. Qui la vita del Santo viene rappresentata in cinque scene, quattro delle quali sono accoppiate all’interno dell’affresco stesso, ma non legate dal punto di vista della composizione.

Quindi partendo da destra, nel registro inferiore, troviamo il primo episodio che dà vita al racconto sull’operato di San Lorenzo. L’evento si svolge in una basilica e mostra il papa che consegna la pisside e la patena simboli concreti del conferimento del diaconato. La navata della chiesa è rappresentata di scorcio, in un’ardita costruzione prospettica con cinque colonne per lato che sorreggono un architrave (chiaro riferimento all’architettura paleocristiana delle basiliche romane), recedendo fino a una nicchia centrale. Le figure non occupano esattamente il centro, ma il solo elemento in primo piano che si trovi sulla verticale di fuga è il calice che Sisto II sta porgendo a Lorenzo.

Fra Angelico e Benozzo Gozzoli, San Lorenzo consacrato diacono, Cappella Niccolina, palazzo Apostolico, Vaticano

La prospettiva centrale venne introdotta a Roma proprio dall’Angelico e la rappresentazione di una fuga prospettica di colonne all’interno di una basilica, riproposta anche nell’affresco di San Lorenzo che distribuisce le elemosine, è usata qui per la prima volta su scala monumentale.

Attorno a queste figure si dispongono a semicerchio altri sacerdoti, diaconi e religiosi vari, ciascuno caratterizzato da vesti ricche di dettagli dorati, oggetti preziosi tenuti in mano o comunque evocativi, come il velo trasparente, reso con grande maestria, del prelato dietro al papa.

Inoltre, l’artista sperimenta per la prima volta un espediente per celare nelle fattezze del papa un ritratto di Niccolò V, che sarà ampiamente riutilizzato in seguito. Particolarmente prezioso è il “triregno” che indossa il papa, con perle, smalti e pietre preziose, e di grande pregio è anche il suo seggio, decorato da borchie e incisioni.

Il secondo episodio è ambientato in un edificio dall’architettura rinascimentale, divisibile idealmente in due parti: a sinistra si vede l’esterno, con la porta d’ingresso sbarrata dove picchiano minacciosi i soldati dell’imperatore Valeriano; la parte sinistra invece mostra uno spaccato interno dell’edificio dove Sisto II sta al tempo stesso benedicendo e affidando i tesori della Chiesa a san Lorenzo inginocchiato, mentre un servo gli sta portando uno scrigno e un vassoio colmo di argenterie.

Da notare come i due protagonisti della storia vengono attentamente illuminati, mentre i soldati romani, che battono ripetutamente alla porta, sono rappresentati come anonime figure minacciose.

san lorenzo distribuisce elemosine

Nel terzo episodio troviamo San Lorenzo che distribuisce le elemosine. L’episodio è ambientato in un maestoso edificio dall’architettura rinascimentale; qui il Santo è rappresentato sul sagrato di una basilica, il cui interno è visibile dietro di lui, grazie all’audace rettangolo del portale (decorato da paraste corinzie con insoliti motivi vegetali, che si ritrovano anche in altri affreschi della cappella, ma che non hanno analogie né con l’architettura classica né con quella rinascimentale del secondo quarto del XV secolo), che mette in evidenza la fuga prospettica di tutta la navata in stile paleocristiano, con colonne che reggono architravi ed una grande abside centrale, e che al tempo stesso enfatizza la figura di san Lorenzo accerchiato da una variegata moltitudine di bisognosi: uno zoppo, un uomo privo delle gambe che si muove trascinandosi con appigli di legno, un cieco, un pellegrino, un mendicante, due madri coi figli, due piccoli orfani coi vestiti laceri.

Ma nonostante i riferimenti realistici ai poveri e ai malati che ricevono l’elemosina, il senso che prevale nell’affresco è quello di un ordine e armonia generale.

affreschi cappella niccolini san lorenzo

Nel quarto episodio troviamo la scena con l’imperatore Valeriano che chiede le ricchezze dei cristiani, e Lorenzo che prontamente risponde mostrando un gruppo di poveri: “loro sono la vera ricchezza della Chiesa”. Qui l’artista omette la presenza dei poveri perché vuole dare grande risalto al processo di Lorenzo tenuto dall’imperatore, mentre quest’ultimo indica con gesto minaccioso gli strumenti di tortura che si trovano ai suoi piedi.

martirio san lorenzo cappella niccolini

Il Martirio di san Lorenzo è il quinto e ultimo episodio delle Storie di san Lorenzo, quello più danneggiato. La scena del martirio è organizzata in maniera piuttosto tradizionale, con in primo piano la graticola e i carnefici tutt’attorno che attizzano le fiamme e tengono fermo con la forza il santo bloccandolo al collo, mentre in alto c’è la tribuna da cui assiste Valeriano, affiancato dai suoi funzionari. L’edificio è più ideale che realistico e forse evidenzia un’influenza da parte degli scritti di Leon Battista Alberti.

In conclusione, questa sontuosa decorazione, una delle opere più belle e suggestive del Quattrocento italiano, altri non è che la summa di quello che è stato definito l’«Umanesimo cristiano» del pittore fiorentino.

Non dobbiamo dimenticare che Fra Giovanni da Fiesole, detto il Beato Angelico (c.1395-1455), prima ancora d’esser pittore, era un frate domenicano e, seguendo la sua vocazione, manifestò anche in quest’opera l’autentica fede tradotta in preghiera attraverso l’uso sapiente della sua pittura.

 

Alessandra Antonucci

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