S. Maria dell’Orto – la chiesa del popolo

La terza domenica di ottobre nella chiesa di S. Maria dell’Orto a Trastevere, durante la messa, viene distribuita una mela benedetta ai fedeli, una per ciascun nucleo familiare. La tradizione vuole che, dopo il pasto domenicale, la mela venga divisa in tante parti quanti sono i componenti della famiglia. Una mela che non è il frutto maligno di Eva, ma un cibo benedetto che porta salute al corpo e all’anima.

Questa antica tradizione si lega alle origini ed alla storia della chiesa. Nel Quattrocento in questa zona, dove vi erano campi ed orti, da cui il nome S. Maria dell’Orto, un contadino, affetto da grave malanno, si sarebbe fermato a pregare presso un’immagine della Madonna affissa su un muro. In seguito alla sua miracolosa guarigione gli abitanti della zona decisero di edificare sul luogo dell’accaduto prima una cappella, poi una chiesa.

Le spese per la costruzione della chiesa vennero sostenute dalla Confraternita costituita dal popolo di Trastevere che voleva dare dignità e memoria a quell’immagine miracolosa della Vergine, che ancora oggi si trova sull’altare maggiore. La chiesa, dunque, non fu commissionata dal Papa o da un alto prelato ma dal Popolo, in particolare dal popolo dei commercianti, dei lavoratori. Siamo vicini al porto di Ripa Grande e qui giungevano le merci che poi venivano distribuite nella città. La zona era, quindi, abitata e frequentata da ortolani, pollaroli, pizzicaroli (salumieri), vermicellari (venditori di pasta), scarpinelli (ciabattini), fruttaroli e proprio loro, ognuno facente capo alla propria Università (associazioni di categoria per Arti e Mestieri), decoreranno a proprie spese, nel corso dei secoli, ciascuno una parte della chiesa.

In riferimento alla mela, protagonista dell’antica tradizione, si può ammirare, sul pavimento proprio di fronte all’altare maggiore, la tarsia marmorea dell’Università dei Fruttaroli, bellissima decorazione variopinta risalente al 1747. Ad essa si accompagnano le altre iscrizioni pavimentali delle diverse categorie: degli ortolani, dei pizzicaroli, ecc. All’interno i nomi delle diverse Università ritornano anche nelle cappelle decorate da illustri pittori come i fratelli Federico e Taddeo Zuccari, Giovanni Baglione, Corrado Giaquinto. La facciata rivolta verso il Tevere, e che il Tevere guardava prima della costruzione del grande complesso del San Michele, fu realizzata su progetto dell’architetto Vignola.

Nella storia a noi più vicina S. Maria dell’Orto ha fatto anche da sfondo per la storia del popolo romano oppresso nel film “Roma città aperta” di Rossellini.

Francesca Artuso

4 commenti

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    Posted by Daniela Suriano| 18 Ottobre 2020 |Rispondi

    Grazie per questo contributo.

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    Posted by Gianluigi Giovagnoli| 18 Ottobre 2020 |Rispondi

    Pregevole e originale descrizione che collega la Storia al vissuto quotidiano del popolo ed alle Sue espressioni di sostegno sociale, non solo della Chiesa, ma anche dell’Arte. Grazie agli occhi ed alla sensibilità della scrittrice osserveró con rinnovata curiosità questa interessante chiesa.

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    Posted by Arsi NUNZIATINA| 18 Ottobre 2020 |Rispondi

    GRAZIE .

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    Posted by Maria Teresa Sodano| 18 Ottobre 2020 |Rispondi

    Brava Francesca! Un saluto da Teresa Sodano

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