- On 6 Settembre 2021
- In Storia di Roma
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Segnali di fumo in difesa di Roma
Nei Musei Vaticani, nella terza stanza di Raffaello, detta dell’Incendio di Borgo, vediamo su una parete la Battaglia di Ostia.
Si riconosce il castello fatto costruire dal cardinale Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II, di fronte al quale si svolge una battaglia tra truppe cristiane e pirati saraceni. Nell’anno 830 vi fu un primo assalto che colpì soprattutto la Campagna Romana e poi nell’847 le basiliche di San Pietro e San Paolo furono saccheggiate. I soldati che le difendevano erano Franchi, Longobardi, Sassoni e Frisoni. Furono tutti uccisi. Allora papà Leone IV decise la costruzione delle mura chiamate poi Leonine, primo nucleo di quello che diventerà nei secoli lo Stato della Città del Vaticano.
Tutti gli abitanti delle Domus Cultae, fattorie fortificate della Campagna Romana, vi parteciparono. Il Duca di Spoleto Guido I venne in aiuto e sconfisse i Saraceni che imperversavano e poi a Gaeta le truppe inviate da Sergio I Duca di Napoli e guidate dal Figlio Cesario finirono il lavoro. Ma i saraceni progettarono una grande spedizione e approntarono alla bisogna molti vascelli. Ancora una volta il Duca di Napoli organizzò la difesa e insieme a navi di Gaeta, Amalfi e Sorrento protessero la foce del Tevere davanti ad Ostia. Nell’849 ci fu l’assalto prontamente respinto dai cristiani guidati da Cesario di Napoli.
Per evitare nuove incursioni si creò un ingegnoso sistema di segnalazione ripreso dai tempi degli antichi Romani. Sopra a Ferentino (FR) c’è il paese di Fumone, un castello usato anche come prigione pontificia, dove papà Bonifacio VIII rinchiuse Pietro da Morrone, che era stato papa con Il nome di Celestino V. Il povero eremita abruzzese vi trovò la morte.
Da Fumone si può osservare un panorama stupendo verso il monte Semprevisa e verso la foce del Garigliano. Era questo uno dei luoghi di sbarco preferiti dai saraceni per fare poi incursioni nel sud del Lazio ed arrivare fino a Roma. Lo stemma del comune di Fumone è composto da una torre con delle fiamme sulla cima e del fumo e il motto: CUM FUMO FUMAT TOTA CAMPANIA TREMAT, quando Fumone fuma tutta la Campagna trema. Funzionava così: all’arrivo di un pericolo dal mare a Fumone accendevano un gran fuoco. Le fiamme e il fumo avvertivano tutti i paesi alle spalle del pericolo imminente. Il segnale era visto anche da Castel San Pietro Romano che a sua volta fumava. Così fumava Rocca di Cave, il castello di anteguardo del Monastero di Subiaco che preparava le difese.
Giù nella vallata fumava Palestrina e Zagarolo, la torre di San Cesareo e la torre della Pasolina a Colonna, torre Iacova sulla Labicana-Casilina e tutte le torri fino a Roma. In neanche mezz’ora tutta la Campagna fumava e si approntavano le difese.
Emilio Ferracci
Grazie per l’articolo, molto interessante. Fa venire il desiderio di ritornare a visitare quei luoghi pieni di storia.