Santa Rosa Lima

a “Rosa di Maria Vergine” e la sfogliatella

Una donna straordinaria che non ha mai viaggiato, ma grande fu il suo operato che la sua fama ha solcato i mari fino a raggiungere l’Europa cattolica, sarà proclamata santa da papa Clemente X nel 1671. Il suo corpo è tutt’oggi venerato a Lima, in Peru`, nella basilica domenicana del Santo Rosario.

Anche se i suoi genitori come nome di battesimo le diedero  quello di Isabella, essendo “bella come una rosa” venne così soprannominata da una domestica che si occupava di lei; ed ecco perché quando diversi anni più tardi decise di entrare nel Terz’Ordine domenicano, avendo come modello S. Caterina da Siena,  scelse il nome di Rosa di Maria Vergine”.

Poiché in Perù non c’erano conventi, si costruì una celletta di due metri in fondo all’orto della casa paterna, con un letto fatto di un fascio di stoppie. Qui visse in solitudine e in penitenza  affrontando con serenità la malattia e le prove, così come aveva fatto Cristo per la salvezza dell’umanità. E non solo, ma presso la casa dei genitori allestì una sorta di ricovero per i bisognosi, dove prestava assistenza ai bambini ed agli anziani abbandonati, in special modo a quelli di origine india. Sempre immersa nel suo mondo spirituale, è una delle pochissime sante che ci testimonia la sua esperienza mistica delle “nozze con il Signore”.

A partire dal XVII secolo sarà  rappresentata dai pittori di fama europea (ad. Es. Murillo, Maratta) con l’abito delle domenicane, con le rose, il ramo di giglio, spesso con la corona di Spine e il Bambino Gesù tenuto in braccio. Come si evince dal quadro tutt’oggi custodito presso la Galleria Corsini di Roma.

Masucci Agostino (1691/ 1758) oppure Carlo Maratta (), Santa Rosa da Lima Galleria Corsini a Roma

Ma in Italia abbiamo anche un’altra antichissima tradizione che ci permette di ricordare l’operato di questa straordinaria Santa che non ha nulla a che vedere con i dipinti del Settecento. In questo caso parliamo di un “Dolce”, che sarà a lei dedicato con il titolo di: la Sfogliatella Santarosa”

Chi l’avrebbe mai detto  che le sarebbe stato dedicato uno dei dolci divenuto poi tra i più famosi?

Un dolce inventato nel Settecento da una monaca domenicana, addetta alla cucina, del Conservatorio di Santa Rosa da Lima di Conca dei Marini, un cittadina sulla Costiera Amalfitana.

Conservatorio di Santa Rosa Da Lima, fondato nel 1681, è un ex-monastero domenicano, ora adibito ad albergo di lusso

La tradizione racconta che la creazione di questo dolce avvenne per puro caso; infatti, in un giorno dedicato a fare il pane, la monaca cuoca, bravissima a fare dolci, si trova in avanzo della farina di semola cotta nel latte, buttare si sa è peccato, così pensa bene di arricchirla con un po’ di frutta secca, zucchero, e liquore al limone (tutti ingredienti che abbondano in dispensa, prodotti nel loro fruttuoso giardino, pieno di alberi da frutto e di una vigna, dalla quale ottengono un buonissimo vino). Ne uscì fuori un ripieno gustoso abbracciato da due sfoglie di pasta; per concludere le diede  la forma di un cappuccio di monaca, amorevolmente impastato con strutto e vino bianco, e li mise nel forno a legna. La bontà del dolce fu tale che la Madre Superiora ne rimase estasiata, ma al tempo stesso  si rese conto  che poteva essere d’aiuto per le casse del convento. Quindi, senza alcun pericolo per la rigorosa clausura, il dolce venne messo sulla classica ruota in cambio di qualche moneta. Le suore, visto il successo, le diedero il nome della loro santa protettrice.

Per più di un secolo la ricetta rimase gelosamente custodita entro le mura del monastero di Conca dei Marini, infatti, fu solo nei primi anni del XIX secolo che un oste napoletano, Pasquale Pintauro, titolare di un’osteria a via Toledo, riuscì ad ottenere la ricetta originale forse grazie all’aiuto di una zia suora. Comunque fu lui, che ebbe l’illuminazione commerciale, che per vendere più facilmente il dolce doveva adeguarlo ai gusti del tempo; perciò  eliminò la crema pasticciera, le amarene e la protuberanza superiore a cappuccio di monaca, nasceva così la famosissima “sfogliatella napoletana”.

La sua varietà più famosa, la cosiddetta “riccia”, mantiene da allora la sua forma triangolare, a conchiglia, composta da strati sottilissimi di pasta sfoglia sovrapposti, ripiena di semola, uova, ricotta, canditi, latte e zucchero.

Oggi le varietà della sfogliatella sono: la “riccia” la “frolla” e la “ Santa Rosa”, quella appunto che in origine veniva guarnita con crema pasticciera e 7 amarene.

Chi l’avrebbe mai detto…!!!

Quante volte andando a Napoli ne ho mangiate senza saperne la storia… e che Storia ragazzi… Viva Santa Rosa da Lima

Alessandra Antonucci

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