- On 31 Marzo 2021
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I cedri del Libano e lo stemma del comune di San Cesareo (RM)
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Il fascino dei grandi alberi
Quando ero piccolo, prima delle cose antiche di cui il mio paese è pieno, mi affascinarono degli alberi giganteschi che stanno vicino a casa mia.
I miei mi dissero subito che erano cedri del Libano che io non conoscevo, ma poi a scuola ce li fecero studiare. Ci dissero che erano stati messi lì dai Rospigliosi, una nobile famiglia italiana, per abbellire il viale che portava al loro casino di campagna, costruito nel ‘700.
All’epoca, primi anni ‘70 del XX secolo, c’erano tutti. Poi cominciarono a saltare. Un giorno, avrò avuto 15 anni, vidi un signore che stava mettendo con un ago un liquido in uno degli alberi.
Incuriosito, mi fermai e lui mi disse che questi alberi arrivati a 200 anni avevano una crisi e in genere morivano. Se assistiti potevano sopravvivere. Gli chiesi chi fosse e lui mi disse che era il direttore dell’Orto Botanico di Roma.
Cavolo!
I Cedri del Libano e i cedri atlantici
Poi mi spiegò la differenza tra cedri del Libano e cedri Atlantici. Sta nei rami. Quelli del Libano ne hanno alcuni che piegano a 90 gradi e salgono su come candelabri.
Mio padre all’epoca era consigliere comunale a Zagarolo, comune di cui allora ancora facevamo parte, e mi disse che il tizio lo avevano chiamato loro e lo pagavano anche per fare questa operazione.
Questi alberi, alcuni dei quali superavano i 30 metri di altezza, furono poi dichiarati Monumento Nazionale.
Pensate che questa specie di pianta è citata 70 volte nella Bibbia!!!
In Libano c’è la Foresta dei Cedri di Dio. L’Unesco li ha dichiarati patrimonio dell’umanità. Iniziarono ad essere portati in Europa alla fine del 1700. A Londra soprattutto.
I cedri del Libano a San Cesareo
Mio zio Dario, grande agricoltore, un giorno mi disse che erano delle piante incredibili. Le pigne, quando erano mature, rilasciavano i semi e su questa terra prendevano che era una meraviglia. Mi diceva che i contadini stavano sempre a togliere questi alberelli dappertutto. Infestavano i terreni e le vigne. Poi mi portò su una collina a vederne uno che fu lasciato e che oggi supera i 30 metri.
Tempo fa vidi un quadro della collezione di quadri dei Pallavicini, dove c’era il villino del casino di campagna senza gli alberi. Era del 1802.
Poi uno dei cedri si seccò e lo segarono; andai a contare i cerchi nel tronco e non arrivavano a 200. Erano stati messi a dimora verso il 1820.
Poche persone a San Cesareo si occupano di queste cose…
L’origine dello stemma di San Cesareo (RM)
A San Cesareo oggi abbiamo 5 cedri del Libano e 4 dell’Atlantico e noi dovremmo esserne fieri.
Per questo quando l’architetto Manuel Benetti ed io partecipammo al concorso per lo stemma del nuovo comune di San Cesareo, lui scelse un cedro. Il Concorso lo vincemmo e così oggi lo stemma del comune è un albero di cedro.
Anni fa venne a trovarmi una mia amica piemontese che mi disse che amava questi alberi. Aveva una catenina d’oro con un cedro. La portai a vedere il più bello che abbiamo e lei impazzì. Era molto più grande e più bello del suo.
Ora speriamo che qualcuno a San Cesareo si renda conto del patrimonio che abbiamo e che ce lo hanno lasciato persone come lo zio Dario.
A cura di Emilio Ferracci
Dott. Ferracci, leggo sempre con molto piacere i tuoi scritti, sono molto semplici ma nella stesso tempo precisi e frutto di un grande lavoro di ricerca e di una cultura eccelsa. Complimenti
Dott. Ferracci è un piacere immenso leggere la storia del nostro paese e te lo rappresenti con grande cultura .
Complimenti
Sono sempre affascinata dai suoi racconti su San Cesareo. Complimenti per la sua cultura.
Sono sempre affascinata dai suoi racconti su San Cesareo. Complimenti per la sua cultura dott. Ferracci.
Emilio Ferracci: uno storico di nostre genti, ma soprattutto un grande appassionato e amante della natura. Fortunato di averlo avuto come amico da tantissimi anni.