santa maria di nives

Santa Maria ad Nives

Non vi è luogo o città che non abbia una chiesa dedicata alla Vergine Maria. Roma non è da meno, anzi molte sono le chiese dedicate alla Vergine … come tutta la città, grazie alle sue edicole, è definita “Santuario Mariano”.

Ma ve n’è una in particolare, che dalla disputa che nacque nel medioevo, su quale fosse la più antica, ne uscì vincitrice prendendo il termine di “maggiore”, altri non è che una delle Basiliche Patriarcali di Roma: “Santa Maria Maggiore”. Ma questo luogo tra i più venerati al mondo ha diversi toponimi ed oggi cade la celebrazione di uno tra i più suggestivi, quello di: “Santa Maria ad Nives”.

A ricordarci l’evento è la Basilica stessa con gli splendidi mosaici della sua facciata, opera di Filippo Rusuti (uno dei massimi esponenti dell’arte mosaicista romana) e dei suoi collaboratori, che potremmo considerate come un fumetto dell’antichità, in quanto in maniera unica per l’epoca raccontano passo dopo passo gli avvenimenti della miracolosa nevicata avvenuta a Roma nella notte tra il 4 e il 5 di agosto, in piena estate, di un anno non ben precisato del pontificato di Papa Liberio (352-366).

La decorazione si svolge su due registri, impaginati con moduli diversi: il superiore consente una lettura continua, centrata sulla figura centrale del Cristo in trono (dove troviamo la firma del Rusuti), contornato dalle immagini di Maria e Santi; mentre l’inferiore, condizionato dal grande rosone e dai due più piccolini laterali, si divide tramite una finta architettura in pannelli.
Nel primo riquadro inferiore, partendo da sinistra, troviamo infatti l’immagine del Papa Liberio addormentato mentre la Vergine Maria (rappresentata in alto a destra) gli appare in sogno per chiedergli di edificare una chiesa in suo onore dove avesse trovato i resti di una nevicata.

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L’immagine è ricca di contenuti, attenta al dettaglio, curioso è il personaggio posto vicino al letto del Papa, allusione forse ad una mansione svolta dalla servitù di palazzo, cioè quella di vegliare sull’incolumità del Vescovo di Roma.

roma santa maria di nives affresco

Il medesimo sogno ma per una ragione più materiale lo fece un patrizio di nome Giovanni, questi non avendo avuto figli e volendo utilizzare il suo patrimonio per un opera che rimanesse nella memoria dei posteri, ogni sera rivolgeva le sue preghiere a Maria per avere un segno. Ed ecco che Maria nel sogno gli chiede di donare i soldi per la costruzione della sua chiesa.

Il giorno dopo il patrizio Giovanni si reca in udienza dal Papa e tra lo stupore generale i due si accorgono di aver fatto il medesimo sogno. Ed ecco sopraggiungere un servitore del papa (uomo inginocchiato sulla sinistra), che emozionato reca l’annuncio del ritrovamento della neve sul colle Esquilino.

Immagine straordinaria nella sua resa scenica, addirittura sulla destra la menzione di due cavalli, trattenuti dall’addetto di campo, chiaro riferimento al fatto che i papi e i nobili entravano a palazzo a cavallo.

Nell’ultimo riquadro troviamo invece in alto in un clipeo Maria e Gesù, che fanno ricadere sulla collina un manto di neve, allusione chiara all’avvenimento miracoloso. Mentre, in basso, il Papa Liberio, con a lato il patrizio Giovanni, seguito da tutta la corte pontificia, constata che realmente è “neve” e su di essa traccia il perimetro della futura chiesa.

 

Da allora, i romani ricordano quell’evento come “il miracolo della neve”, ma il 5 agosto è anche la festa della Dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore e a tal motivo verrà celebrata la Messa solenne con il rito dei petali bianchi per rievocare l’antica nevicata.

Dal 1983, grazie all’architetto Cesare Esposito che a sue spese realizzò la prima edizione della rievocazione storica del Miracolo della Madonna della neve, assistiamo ogni anno e in maniera diversa alla ricostruzione dell’evento storico. La prima volta, ero una bambina, non potrò mai dimenticarlo mi trovavo sulla piazza di Santa Maria Maggiore quando inaspettatamente ecco cadere la neve che come un manto ricoprì la chiesa e tutti i presenti.

Quest’anno sono elettrizzata perché l’architetto dedicherà l’evento al Papa Francesco ma soprattutto perché lo vuole trasformare in “un simbolo di speranza e d’amore per tutti i fedeli e la città”.

Alessandra Antonucci

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